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3 febbraio San Biagio


San Biagio

-Il sole stamattina tarda ad arrivare, per la verità non si vede spesso in questo periodo. L’aria è fredda, ma non piove, ha nevicato assai sui monti, stanotte.

In casa c’è fermento, e di buon ora nell’aria già si avverte in sottofondo, il profumo del basilico e dell’aglio, confondersi con quello forte del caffè. Ci si prepara per un giorno diverso, un giorno nuovo di un piccolo paese. S’esce presto, un po’ alla volta, i bambini trepidanti con i nonni, gli uni per i giochi, gli altri per la Messa. Indosso abiti nuovi o i migliori freschi di bucato, scarpe, quelle buone che fanno tribolare. Le donne escono un po’ dopo, per dover di desco, non c’è molto tempo ed al ritorno si dovrà mangiare. Tortelli, arrosti, gallina per il brodo, e vino, quello buono. Gli uomini son già scesi, e stretti nei vestiti, discuton sulla via a piccoli gruppi, intanto che si parte. Mancano le ragazze, ultime all’appello dopo l’ennesimo richiamo del babbo spazientito, Ma certo è un occasione che non si può sbagliare, ci sarà anche lui, quello bruno alto, e quando le vedrà, certo si dovrà voltare. Si entra nel paese quasi in processione, e cominciano ai lati della strada, poggiati alle case i banchi degli ambulanti, pieni d’ogni cosa. Il passo rallenta e lo sguardo si confonde, la gente adesso è fitta, e c’e tanto da guardare.

Nella piazza grande, dalla chiesa aperta odore d’incenso, che il prete oggi ha gran folla. C’è gente anche da fuori, e per meglio figurare, da tempo ad oggi ha chiesto al catechista, stuoli dei migliori chierichetti a servir Messa. Passando in via di Mezzo si giunge alla piazza dei giochi, e tra i banchi dei balocchi, e quelli dei dolciumi, i bambini agitati tiran le giacche a dita alzate, indicando qua o là, con gli occhi illuminati. L’odore ora è di fumo, e l’aria bassa e nebbiosa l’accompagna. L’uomo delle caldarroste ha qui il suo regno, circondato com’è da tutti quei ragazzi con un soldo in mano. Chino sul braciere, nero di carbone, rotea il padellone tra milioni di scintille che alte fuggon via veloci roteando. La musica s’intreccia per ogni baraccone, dal tiro col fucile, alla giostra dei cavalli, e si sente un gran vociare, di risa e di Rosari di mamme preoccupate. A gruppi di tre o quattro, i ragazzi impomatati, discutono a gran voce dei tiri fatti al segno, per farsi ben sentire dalle belle di passaggio, che fingono altresì, di non voler vedere. Fa buio presto nel mese di febbraio, e si deve cominciare a tornare indietro. Davanti all’osteria per l’ultimo saluto, i vecchi si preparano al ritorno e sistemano sulla canna della bicicletta nera, che accompagneranno a casa tenendola di fianco, i sacchi di juta coi semi per le bestie e qualche stia, con le mani e le guance rosse, un po’ per il freddo e un po’ per gli stravizi. Ci si ritrova insieme a cena, e dopo ognun di sé racconta, di quel giorno grigio, ad un passo dalla primavera. Qualcuno però manca, è già salito sopra, stringe sul cuscino una bambola di pezza. Trofeo da tiro a segno che quel volto bruno, ha colto in un sol colpo centro e cuore, facendogliene dono.


Da: Primi Pensieri - Racconti Brevi - Di Alessandro Arnaldo Pardini - ed. Lulu 2009 U.S.

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